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Mercati di frontiera: selezionare le opportunità nelle obbligazioni locali

Dopo una serie di shock, alcuni mercati locali di frontiera sono diventati più appetibili grazie a una combinazione di forti svalutazioni dei tassi di cambio, politiche monetarie più restrittive e maggiori finanziamenti esteri.

 

I mercati di frontiera rappresentano di norma le economie dei mercati emergenti (ME) meno sviluppate, spesso con rating creditizi inferiori al livello investment grade. Questi mercati hanno in genere infrastrutture poco sviluppate e riportano performance mediocri su una serie di indicatori sociali; i loro mercati obbligazionari sono spesso più piccoli, presentano numerose limitazioni per gli investitori stranieri (tra cui un maggiore rischio di controlli sui capitali) e di norma non sono caratterizzati da liquidità nei mercati emergenti più consolidati. Alcuni esempi includono il Kenya, il Pakistan e il Ghana.

 

Qui troviamo anche diversi "fallen angel", ovvero quei mercati che un tempo facevano parte del panorama ME primario ma che hanno perso il loro status a causa di crisi economiche o di problemi legati alla negoziazione delle loro obbligazioni in valuta locale, tra cui problemi di rimpatrio dei fondi, replica degli indici o liquidità. Paesi come l'Egitto e la Nigeria, che un tempo facevano parte degli indici GBI-EM di JPMorgan, sono usciti dai benchmark per vari motivi e l'Egitto è stato eliminato all'inizio di quest'anno.

 

Con il calo dei tassi d'interesse nei mercati emergenti sviluppati e più maturi, le prospettive per i mercati locali di frontiera appaiono positive, grazie alla bassa correlazione con i mercati globali, alle posizioni esterne più forti e al miglioramento delle valutazioni.

 

Intravediamo opportunità in alcuni mercati locali selezionati, in cui i recenti cambiamenti politici hanno determinato un miglioramento del contesto macroeconomico fondamentale. Le prospettive per l'asset class nel complesso appaiono positive, con rendimenti diversificati e non correlati, migliori cuscinetti esterni e valutazioni in miglioramento, ma gli investitori devono condurre un'analisi attenta e dettagliata di ciascun Paese, in quanto la variabilità è ampia.

Tassi ufficiali

Fonte: Bloomberg. Dati aggiornati al 25 giugno 2024 

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Robert Burgess è gestore di portafogli obbligazionari e direttore della ricerca in Capital Group. Ha un’esperienza di 34 anni nel settore degli investimenti, di cui otto in Capital Group. All'inizio della sua carriera in Capital, come analista degli investimenti obbligazionari, si è occupato di ricerca sul debito dei mercati emergenti. Prima di entrare in Capital, Robert ha lavorato come Chief Economist per i mercati emergenti in Europa, Medio Oriente e Africa presso Deutsche Bank. In precedenza ha operato come economista presso il Fondo Monetario Internazionale e il Tesoro britannico. Ha conseguito una laurea di secondo livello in economia all’Università di Londra e una laurea di primo livello in filosofia, economia e scienze politiche all’Università di Oxford. Attualmente opera dalla sede di Londra. 

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