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Perché l'investimento attivo è un approccio efficace per l'azionario giapponese
Christophe Braun
Direttore degli investimenti
Considerazioni principali
  • È probabile che in Giappone la politica di allentamento monetario prosegua nonostante le modifiche apportate al programma di acquisto di exchange traded fund (ETF) della banca centrale.
  • La preponderanza di asset passivi nel mercato azionario giapponese ha generato inefficienze di prezzo che possono essere sfruttate mediante un approccio d'investimento attivo.
  • Capital Group Japan Equity Fund (LUX) è in grado di offrire un'esposizione a opportunità interessanti nell'universo azionario giapponese in tutte le capitalizzazioni di mercato e in qualsiasi settore.

La recente decisione della Bank of Japan (BoJ) di modificare il suo programma di acquisto di ETF ha offerto agli investitori molti spunti di riflessione, dalle ricadute sui prezzi degli asset al futuro delle politiche di allentamento monetario del paese nel lungo termine. In questo contributo, il nostro investment director Christophe Braun analizza gli effetti delle nuove disposizioni introdotte dalla banca centrale e spiega perché l'investimento attivo è un approccio efficace per l'azionario giapponese.


Alcuni gruppi appartenenti alla comunità degli investitori sono da tempo impegnati a contrastare l'acquisto di ETF da parte della BoJ, sostenendo che il programma ha distorto le dinamiche domanda-offerta del mercato azionario giapponese. Altri hanno messo in dubbio che per la banca centrale sia opportuno riempire il proprio bilancio con volumi così ingenti di asset rischiosi. Nel complesso, le partecipazioni in ETF acquistate dalla BoJ hanno raggiunto la soglia di 35.700 miliardi di yen da quando il programma ha visto la luce nel dicembre 2010, tanto che oggi la banca centrale è diventata il principale detentore di azioni giapponesi sul mercato1.


Il programma di acquisto di ETF della BoJ era stato avviato nell'ambito di un intervento coordinato che mirava a stimolare l'economia del Giappone, rilanciare la crescita e trainare il paese fuori dalla deflazione. Originariamente, il volume annuale di acquisti previsto era pari a 450 miliardi di yen, poi lievitati a 6.000 miliardi l'anno prima che la banca centrale decidesse di eliminare la guidance esplicita a fine marzo 2021. In quella stessa occasione, la BoJ ha inoltre annunciato che manterrà invariato il tetto massimo di spesa per ETF a quota 12.000 miliardi di yen, anche se gli eventuali acquisti futuri saranno limitati agli ETF che replicano l'indice Tokyo Stock Price (TOPIX). In precedenza, il programma prevedeva la possibilità di acquistare anche ETF che replicano gli indici Nikkei 225 e JPX-Nikkei 400.


Vi sono buone ragioni che giustificano le ultime novità introdotte dalla BoJ. L'ottimizzazione del programma consente alla BoJ di rallentare gli acquisti, gettando le basi per ridurre infine i volumi di azioni giapponesi in suo possesso e placare i timori degli investitori per la sostenibilità a lungo termine delle misure di allentamento adottate. D'altra parte, però, mantenendo inalterato a quota 12.000 miliardi di yen il tetto massimo di acquisti di ETF, la BoJ si è riservata la possibilità di intervenire a sostegno del mercato se e quando la situazione lo richiederà.


Le ricadute


Le voci secondo cui la BoJ avrebbe modificato il suo programma di acquisto di ETF, eliminando il target annuale di investimento, erano andate diffondendosi per mesi, soprattutto in considerazione della performance dei principali indici azionari giapponesi. Il TOPIX, ad esempio, ha raggiunto un massimo storico non più tardi di metà marzo e l'indice Nikkei 225 scambia a sua volta su livelli prossimi a record pluriennali2.


Nel breve termine, le recenti mosse della BoJ non faranno altro che condizionare il sentiment, senza alcun impatto significativo sulle dinamiche di mercato. La banca centrale, infatti, ha ribadito inequivocabilmente il suo impegno a mantenere una politica monetaria accomodante e la rimozione del target annuale di acquisti non significa che il programma relativo agli ETF subirà un arresto.


In un orizzonte a più a lungo termine, tuttavia, l'inevitabile riduzione degli acquisti di ETF da parte della BoJ avrà indubbiamente un impatto sugli asset passivi, così come sull'azionario giapponese nel suo complesso. Ma la portata effettiva di questo impatto dipenderà dal metodo con cui la BoJ sceglierà di liquidare le sue partecipazioni in ETF. L'approccio più ovvio sarebbe quello di riversare direttamente sul mercato tutte le quote di ETF della banca centrale, il che avrebbe tuttavia conseguenze negative per le quotazioni azionarie. Pertanto, le ipotesi di mercato si stanno orientando verso una serie di misure che non coinvolgono direttamente le piazze finanziarie, come ad esempio cedere le partecipazioni della BoJ al Government Pension Investment Fund (GPIF) oppure offrire gli ETF sul mercato pubblico al dettaglio con uno sconto rispetto al loro valore patrimoniale netto, trasferire tutti gli ETF in un fondo universitario di nuova istituzione, distribuire le quote di ETF tra fondi pensionistici individuali a contribuzione definita o chiedere alle imprese di riacquistare le azioni dalla BoJ3.


 


1. Dati al 28 febbraio 2021. Fonte: Bank of Japan


2. Dati al 24 maggio 2021. Fonte: Bloomberg


3. Ipotesi basate su un articolo del 17 gennaio 2021 riguardante i possibili scenari per la exit strategydella BoJ.


 


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  • Il valore degli investimenti e del relativo reddito può aumentare come diminuire e l’investitore potrebbe perdere in parte o per intero l’importo dell’investimento iniziale.
  • I rendimenti passati non sono indicativi di rendimenti futuri.
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  • In base alla strategia, i rischi possono essere associati a investimenti in reddito fisso, nei mercati emergenti e/o titoli ad alto rendimento; i mercati emergenti sono volatili e possono essere penalizzati da problemi di liquidità.


Christophe P. Braun è uno specialista degli investimenti di Capital Group, responsabile della copertura delle azioni. Ha 10 anni di esperienza nel settore degli investimenti ed è con Capital Group da quattro anni. Prima di entrare in Capital, Christophe ha lavorato presso CBP Quilvest S.A. come gestore di portafoglio e consulente d'investimento. In precedenza, è stato un rappresentante di investimenti presso TD Direct Investing International. Ha conseguito un master in economia finanziaria e industriale presso la Royal Holloway University di Londra e un diploma in gestione aziendale ed economia presso l'Università Leopold Franzens in Austria. Christophe ha sede in Lussemburgo.


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